domenica 12 ottobre 2008

CENTRALI NUCLEARI :Conseguenze sanitarie e danni biologici dalle radiazioni

Da www.progettohumus.it



Con la radioattività non si scherza. Ne sapevano qual­cosa i primi fisici che all'ini­zio del secolo scorso provarono sulla propria pelle che cosa voleva dire essere sot­toposti alle radiazioni degli elementi che si iniziava a studiare proprio in quegli anni.

Nella filiera nucleare si ha ovviamente a che fare con molte radiazioni, e non soltanto quando avvengono degli incidenti. «La centrale è uno degli elementi fonda­mentali del ciclo del com­bustibile nucleare, ma non è l'unico - afferma » Giuseppe Onufrio, direttore del settore Campagne di Greenpeace -.

Emissioni di radioattività si producono dalla culla alla tomba e cioè dalla miniera al ritrattamen­to del combustibile, certa­mente la fase più sporca, e anche dai depositi di scorie. Le emissioni radioattive in atmosfera da una centrale sono prevalentemente costi­tuite da isotopi radioattivi di gas nobili come lo Xeno e il Krypton e quelle in ac­qua dal trizio e possono va­riare abbastanza da impian­to a impianto e da anno ad anno. Le dosi annuali per i gruppi più esposti della po­polazione, come riportate dalle statistiche ufficiali, possono variare da frazioni minime della dose massima ammessa a quote più eleva­te ma generalmente al di sotto dei limiti. Va però ri­cordato che non esiste una soglia al di sotto della quale si è a rischio zero.» A differenza di quello che si sente comunemente dire, una centrale nucleare in condi­zioni di funzionamento normale produce quindi un in­quinamento ambientale da radiazioni, che possono es­sere assunte dai lavoratori e da chi vive nelle vicinanze. Ma queste persone quanto rischiano? «La ICRP (lnternational Commission on Radiological Protection) è la Commissione creata nel 1928 che detta le racco­mandazioni e le normative in merito - afferma Gianni Mattioli, professore di Fisica Matematica all'Università La Sapienza di Roma e storico esponen­te del movimento ambienta­lista -. Essa definisce il si­gnificato di dose massima ammissibile non come la dose al di sotto della quale non si corre nessun pericolo, ma come la dose di ra­diazioni per cui i rischi per la salute umana (tumori, leucemie, danni genetici) si ritengono compatibili coi benefici economici. Ciò si­gnifica che alla dose massi­ma ammissibile si viene esposti a un certo tasso di rischio. Si calcola che ogni 10.000 lavoratori del setto­re nucleare ci siano in me­dia 10 morti l'anno dovute alle radiazioni, quindi 300 morti in 30 anni di attività ­prosegue Mattioli -. Se pen­siamo alla Fiat degli anni d'oro, quando contava ben 80.000 lavoratori, questo avrebbe significato 80 mor­ti l'anno: si sarebbe chiesto a gran voce di chiudere quelle fabbriche. Non pos­siamo che esprimere il no­stro stupore per il fatto che oggi, in un momento stori­co in cui in Italia si riparla di nucleare, questi temi sia­no completamente scom­parsi - conclude Mattioli -. Sono scandalizzato soprat­tutto dal fatto che un medi­co di prestigio come Umberto Veronesi quando parla di nucleare non ne faccia cenno.»

lunedì 18 agosto 2008

NO NEL LORO GIARDINO (o in quel che è rimasto)

Anche l'Italia dovrebbe spedire scorie nucleari a Mayak in Russia nel posto più inquinato dal punto di vista radioattivo del pianeta. Dov'è l'etica?
NO NEL LORO GIARDINO!

La storia di Mayak:

Photo Gallery

Il problema delle scorie radioattive in Russia

Parlare di nucleare partendo da CHERNOBYL

Io lo so che il vostro tempo è prezioso, ma spendere cinque minuti della vostra vita nel leggere questo articolo penso sia importante

venerdì 1 agosto 2008

Dati Agghiaccianti. Nei bambini e negli adolescenti italiani aumentano i nuovi ammalati di cancro

Oggetto: nei bambini e negli adolescenti italiani aumentano i nuovi malati di cancro. Vogliamo capire perché?

Gentile Direttore,
vorremmo invitare Lei e tutti i suoi lettori ad un attimo di riflessione su questa frase: “la deliberata spietatezza con la quale la popolazione operaia è stata usata per aumentare la produzione di beni di consumo e dei profitti che ne derivano si è ora estesa su tutta la popolazione del pianeta, coinvolgendone la componente più fragile che sono i bambini, sia con l’esposizione diretta alla pletora di cancerogeni, mutageni e sostanze tossiche presenti nell’acqua, aria, suolo, cibo, sia con le conseguenze della sistematica e accanita distruzione del nostro habitat”.Queste parole, che concludono un articolo sui rischi attribuibili ad agenti chimici scritto dal professor Lorenzo Tomatis* nel 1987, ci sono tornate alla mente come una lucida profezia davanti agli ultimi, recentissimi dati sull’incidenza di cancro nell’infanzia in Italia pubblicati dall’Associazione Italiana dei Registri Tumori (AIRTUM: I tumori infantili Rapporto 2008).
Se già i dati pubblicati da Lancet nel 2004, che mostravano un incremento dell’1.1% dei tumori infantili negli ultimi 30 anni in Europa, apparivano preoccupanti, quelli che riguardano il nostro paese, riferiti agli anni 1998-2002 ci lasciano sgomenti. I tassi di incidenza per tutti i tumori nel loro complesso sono mediamente aumentati del 2% all’anno, passando da 146.9 nuovi casi all’anno (ogni milione di bambini) nel periodo 1988-92 a ben 176 nuovi malati nel periodo 1998-2002. Ciò significa che in media, nell’ultimo quinquennio, in ogni milione di bambini in Italia ci sono stati 30 nuovi casi in più. La crescita è statisticamente significativa per tutti i gruppi di età e per entrambi i sessi. In particolare tra i bambini sotto l’anno di età l’incremento è addirittura del 3.2% annuo.
Tali tassi di incidenza in Italia sono nettamente più elevati di quelli riscontrati in Germania (141 casi 1987-2004), Francia ( 138 casi 1990-98), Svizzera ( 141 casi 1995-2004). Il cambiamento percentuale annuo risulta più alto nel nostro paese che in Europa sia per tutti i tumori (+2% vs 1.1%), che per la maggior parte delle principali tipologie di tumore; addirittura per i linfomi l’incremento è del 4.6% annuo vs un incremento in Europa dello 0.9%, per le leucemie dell’1.6% vs un + 0.6% e così via.
Tutto questo mentre si vanno accumulando ricerche che mostrano con sempre maggiore evidenza come sia cruciale il momento dello sviluppo fetale non solo per il rischio di cancro, ma per condizionare quello che sarà lo stato di salute complessivo nella vita adulta.
Come interpretare questi dati e che insegnamento trarne?
Personalmente non ne siamo affatto stupiti e ci saremmo meravigliati del contrario: i tumori nell’infanzia e gli incidenti sul lavoro, di cui ogni giorno le cronache ci parlano, unitamente alle malattie professionali, ampiamente sottostimate in Italia, sono due facce di una stessa medaglia, ovvero le logiche, inevitabili conseguenze di uno “sviluppo” industriale per gran parte dissennato, radicatosi in un sistema di corruzione e malaffare generalizzato che affligge ormai cronicamente il nostro paese.
Potremmo, sintetizzando, affermare che lo stato di salute di una popolazione è inversamente proporzionale al livello di corruzione e quanto più questo è elevato tanto
più le conseguenze si riversano sulle sue componenti più fragili, in primis l’infanzia, come Tomatis già oltre 20 anni fa anticipava.
Le sostanze tossiche e nocive non sono meno pericolose una volta uscite dalle fabbriche o dai luoghi di produzione e la ricerca esasperata del profitto e dello sviluppo industriale – a scapito della qualità di vita -, non può che avere queste tragiche conseguenze.
- Dott. Gianluca Garetti Medico di Medicina Generale - Firenze
- Dott. Valerio Gennaro Oncologo-Epidemiologo - Genova
- Dott.ssa Patrizia Gentilini Oncologo – Ematologo - Forlì
- Dott. Giovanni Ghirga Pediatra - Civitavecchia
- Dott. Stefano Gotti Chirurgo - Forlì
- Dott. Manrico Guerra Medico di Medicina Generale - Parma
- Dott. Ferdinando Laghi Ematologo - Castrovillari
- Dott. Vincenzo Migaleddu Radiologo - Sassari
- Dott. Ruggero Ridolfi Oncologo-Endocrinologo - Forlì
- Dott. Giuseppe Timoncini Pediatra - Forlì
- Dott. Roberto Topino Medico del Lavoro -Torino
18 luglio 2008
*Lorenzo Tomatis (1929-2007), è stato un medico oncologo di fama internazionale, ha diretto l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro di Lione (IARC), ha posto le basi scientifiche e metodologiche per l’identificazione e la classificazione dei cancerogeni umani. Si è sempre strenuamente battuto per la Prevenzione Primaria e la difesa della Salute Pubblica ed è stato anche un grande scrittore, ricordiamo in particolare Il Fuoriuscito e L’ombra del dubbio, quest’ultimo uscito postumo.(ed. Sironi)

sabato 26 luglio 2008

Cancro nucleare. L'evidenza dalla Germania

Il cancro nucleare. L’evidenza dalla Germania
In Italia si discute a ondate intermittenti sul futuro energetico del paese,insinuando in maniera ogni volta più esplicita la possibilità di riaprire le centrali nucleari come unica soluzione. Mentre noi facciamo questo, la vicina Germania pianifica di chiudere tutte le sue centrali a partire dal 2020.
Data anticipata rispetto alle previsioni del governo tedesco, anche grazie alla pressione esercitata dalle ancora forti influenze ambientaliste e da alune evidenze scientifiche.
Uno studio fra i tanti - perché tra i più recenti e perché interessa il tema del blog - merita di essere citato, tanto per mettere la pulce nell’orecchio per la prossima volta in cui sentirete dire che il nucleare serve e non fa poi tanto male.
La vicinanza a stabilimenti che sfruttano l’energia nucleare aumenta notevolmente il numero di bambini che sviluppano precoci e gravissime forme di cancro.
Lo studio è tanto più importante perché non proviene dalle “solite” associazioni ambientaliste, nell’opinione comune portate naturalmente all’esasperazione di certi “dettagli”.
Stavolta si tratta di uno studio dell’Università di Meinz:
http://www.pubmedcentral.nih.gov/articlerender.fcgi?artid=1469929
pubblicato ufficialmente su Pubmed, con tutti i crismi della scientificità e, addirittura, per alcuni ricercatori che hanno avuto modo di commentarne i risultati (se sapete il tedesco, trovate alcuni interventi sulla Suddeutsche Zeitung), probabilmente sottostimato.
I ricercatori di Meinz si sono concentrati, in particolare, sull’area attigua alla centrale nucleare di Krummel, dove è stato rilevato un eccezionale incremento delle leucemie, tanto infantili, quanto negli adulti.
Le analisi cariotipiche sul dna della popolazione ha rilevato un aumento considerevole della percentuale di cromosomi dicentrici, mutazione dagli effetti piuttosto gravi, inversamente proporzionale alla distanza dalla centrale. Alcune decine di adulti hanno mostrato di avere cromosomi dicentrici nelle proprie cellule linfocitarie e di avere trasmesso ai propri figli la mutazione, portando ad un aumento inconsueto nella media nazionale della leucemia infantile.
In parole povere: più vicino al reattore, più probabilità di sviluppare cancro e mutazioni genetiche e di trasmettere queste mutazioni ai propri figli, insieme all’aumentata possibilità di ammalarsi di leucemia.
Lo studio è molto articolato (150 pagine liberamente accessibili) e molto dettagliato ed è stato presentato al Ministero della salute tedesco perché possa servire da ispirazione e riferimento nella politica nucleare del Paese.
Utile sarebbe che questo genere di studi trovassero ampia diffusione anche lì dove questo tipo di danni, ancora, non sono presenti.
meglio prevenire.
Da: www.ecomamma.blog.kataweb.it

mercoledì 23 luglio 2008

FUGHE RADIOATTIVE IN FRANCIA

di Marco Cedolin

Tricastin, Romans – Sur – Isere, Saint Alban e ancora Tricastin. Nelle centrali nucleari francesi si susseguono le fughe radioattive e per la quarta volta negli ultimi 20 giorni è scattato l’allarme rosso in un impianto transalpino, in un periodo già molto travagliato per l’atomo europeo dopo l'incidente accaduto ai primi di giugno in Slovenia nella centrale nucleare di Krsko ed i 4 incidenti registrati in Spagna a luglio in soli 12 giorni nella centrale nucleare di Cofrentes nei pressi di Valencia.

A Tricastin lo scorso 8 luglio le autorità francesi resero nota la fuoriuscita nell’ambiente, avvenuta il giorno precedente, di 74 kg di uranio. A Romans – Sur – Isere lo scorso 18 luglio l’Autorithy per la sicurezza nucleare francese ammise la fuoriuscita di acque contaminate da elementi radioattivi, pur assicurando che l’incidente non aveva determinato impatti ambientali. A Saint Alban lo scorso 21 luglio 15 operai vennero contaminati dalla fuoriuscita di liquido radioattivo. Ieri 23 luglio, nuovamente a Tricastin 100 operai sono stati contaminati da elementi radioattivi di cobalto 58 fuoriusciti da una tubatura del reattore numero 4 fermo per manutenzione ed immediatamente evacuati dalla centrale.
Proprio intorno al sito nucleare di Tricastin, fra i più grandi al mondo, che non comprende solo la centrale, ma anche una serie di laboratori che lavorano l’uranio grezzo e depositi per le scorie radioattive, sembrano emergere molti scampoli di realtà, fino ad oggi sottaciuti, in grado d’incrinare più di una certezza riguardo alla capacità francese di gestire al meglio le conseguenze di quella sorta di “patto con l’atomo” che in Francia (dove il 78% dell’energia consumata viene prodotta dalle centrali nucleari) ha creato il mito dell’energia “facile”, pulita ed a buon mercato.

Gli incidenti nel sito di Tricastin avvengono da oltre 30 anni, anche se spesso sia la dinamica sia le conseguenze degli stessi sono state tenute nascoste per evitare polemiche e proteste.
Già dal 1964, prima ancora che sorgesse la centrale, il sito ospitava un deposito di scorie radioattive, provenienti da una vecchia fabbrica militare per l’arricchimento dell’uranio, stoccate senza alcuna precauzione, che avrebbero determinato nel corso del tempo la migrazione di 900 chilogrammi di uranio all’interno delle acque sotterranee che riforniscono i pozzi delle famiglie della zona. Ad esso si è aggiunto il deposito per scorie nucleari della Sogema, la società che a Tricastin arricchiva l’uranio per la costruzione degli ordigni nucleari, che contiene 700 tonnellate di scorie radioattive sepolte sotto un cumulo di quattro metri di terra
Nel 1986 una fuga di esafluoruro d’uranio dalla centrale portò il livello di radioattività dell’aria a 130 bequerel per metro cubo, «quando il dato normale è di 0.00001». Nel 1991 si verificò lo sgocciolamento di nitrato d’uranio sulla ferrovia della Sogema,. Nel 1997 si verificò una fuga di uranio arricchito nei terreni. Solamente un paio di settimane fa a due chilometri di distanza dalla centrale sono state trovate falde freatiche e pozzi privati dove il tasso di uranio rilevato dall’Istituto di radioprotezione e sicurezza nucleare Irsn, arrivava a punte di 64 microgrammi per litro, ben oltre i 15 ammessi dall’Oms per dichiarare potabile l’acqua.

Energia facile, pulita ed a buon mercato che inizia a manifestarsi sempre più lontana da una realtà costretta a specchiarsi con il dramma dei lavoratori sottoposti alla contaminazione radioattiva e degli abitanti dei comuni che sorgono in prossimità del sito di Tricastin, costretti a convivere con la paura e privati perfino dell’acqua, essendo ormai proibito berla, nuotarci, mangiarne il pesce ed irrigare i campi, destinati ad inaridire in questa fetta di pianura francese immolata, come tante altre, sull’altare di un atomo che sta iniziando a scolorare e preoccupare sempre più.

domenica 20 luglio 2008

IL NUCLEARE IN FRANCIA

Visto che tutti parlano del nucleare in Francia ho tradotto questo articolo dal sito "Sortir du nucléaire" Ve lo propongo Per una riflessione.

http://www.sortirdunucleaire.org/index.php?menu=actualites&sousmenu=edito#

14/07/2008

I reattori di terza generazione (EPR) contro il caro petrolio: l’errore nucleare

La recente fuga di uranio a Tricastin ricorda a ciascuno di noi che il nucleare è un’industria pericolosa e inquinante, pertanto, da qualche mese, è legittimo chiedere che, come contropartita a questi rischi, il nucleare “assicuri la nostra indipendenza energetica”. Ora è sufficiente aprire gli occhi per constatare che, nonostante i suoi 58 reattori nucleari, la Francia è colpita dal grave flagello della crescita dei prezzi dell’energia.

E’ con il pretesto di ridurre la fattura del costo dell’energia del paese, e contemporaneamente combattere il riscaldamento globale, che M. Sarkozy intende far costruire in Francia un secondo reattore nucleare di terza generazione (EPR). Ora è sufficiente aprire gli occhi per constatare che il nucleare è una risposta perfettamente inefficace ai gravi problemi del clima e dell’energia: malgrado i 58 reattori che producono l’80% della sua elettricità, la Francia è colpita come i suoi vicini per l’esplosione dei prezzi dell’energia. I pescatori, gli automobilisti e molte altre categorie sono qui a testimoniarlo.

I documenti annuali* del Ministero dell’Economia sono d’altronde chiari :”Nel 2006 la fattura pagata per l’approvvigionamento energetico è il doppio di quella del 2003Senza questa le esportazioni francesi avrebbero un attivo di 15 miliardi di euro Con questa hanno un passivo di 30 miliardi”
I fautori del nucleare si sono limitati a dire che “senza il nucleare sarebbe stato peggio” questo è ridicolo
- è forse questo il miracolo nucleare?- e inoltre è con il nucleare che è peggio perché dobbiamo aggiungere alla fattura del gas/petrolio anche la fattura del nucleare. Perché, certe dichiarazioni lo lasciano abusivamente credere, il nucleare non è “gratuito”, anzi al contrario:
- l’investimento di partenza è faraonico. La Francia è ben lontana dall’aver finito di pagare i reattori attualmente in servizio. Se il denaro pubblico investito nell’atomo apparisse sulla fattura EDF (Società dell’energia elettrica francese, n.d.t) i cittadini vedrebbero bene che l’energia nucleare è estremamente cara. E’ vero che, negli USA, è solamente perché lo stato federale offre dei sostanziali aiuti pubblici alle compagnie private che certi prendono in considerazione la costruzione di qualche nuovo reattore.
- La fattura nucleare “a valle” (smantellamento degli impianti, scorie radioattive) si annuncia anche questa incommensurabile. EDF vuol rassicurare pretendendo di aver messo da parte qualche decina di miliardi di euro, ma la Gran Bretagna ha fissato in 103 miliardi di euro il costo dello smantellamento delle proprie installazioni, sebbene molto meno numerose delle nostre. E’ evidente quindi che, presto o tardi, mancheranno molte centinaia di miliardi di euro… e ancora di più se nuovi reattori saranno costruiti. I nostri figli apprezzeranno.
Per raggiungere il clou, ricordiamo che il nucleare non copre che il 2,5% del consumo mondiale di energia: una parte così piccola che ha un’influenza quasi nulla sul clima e sul prezzo dell’energia. E, a quanto dicono qua o là, questa parte va anche calando: dei nuovi reattori saranno costruiti qua e là, ma saranno sempre meno numerosi di quelli che saranno chiusi negli anni a venire. La metà dei 435 reattori in servizio sulla Terra sono vicini alla chiusura.

Conviene anche guardare cosa succede in Cina, presentata come il nuovo “eldorado” dell’atomo. Se la Cina costruisse le nuove 40 centrali annunciate il nucleare coprirà in realtà il…4% della loro elettricità, che significa lo 0’7% del consumo cinese d’energia. E la maggior parte dei 103 reattori americani si fermeranno nei prossimi vent’anni. L’atomo resterà in ogni caso un’energia marginale, anche nei paesi i più nuclearizzati.
Il nucleare è dunque incapace di “assicurare l’indipendenza energetica” di un paese, anche se copre l’80% del fabbisogno elettrico come in Francia. E questo tanto meno, perché l’uranio, il combustibile dei reattori, è importato al 100%. Il suo prezzo si è moltiplicato per dieci in pochi anni e questo non è che l’inizio: diversi paesi nuclearisti, Cina in testa, hanno cominciato a battersi per accedere alle ultime riserve facilmente estraibili.

Inoltre non bisogna dimenticare i problemi ben conosciuti del nucleare, che qui non sviluppiamo:

-rischi di catastrofe: si è sfiorato il peggio durante l’estate del 2006 a Fosmark in Svezia e nell’estate del 2007 lo stesso Kashiwasaki in Giappone.
-scorie radioattive, malgrado le belle dichiarazioni in 50 anni, nessuna soluzione accettabile esiste, e una vera e propria catastrofe sta per accadere in Germania, dove delle scorie sono state stoccate in una miniera di sale che doveva assicurare un confinamento “perfetto”. In Francia lo Stato cerca attualmente un sito per depositare delle scorie radioattive: 3115 comuni sono stati individuati….ma le persone a ragione non vogliono questo regalo imposto
-ricadute sull’ambiente: un importante studio scientifico a dimostrato in Germania un aumento dei casi di cancro 50 km. Intorno a una centrale.
-contaminazione dell’ambiente per le miniere di uranio: L Francia nucleare contamina il Niger, è una vera delocalizzazione dell’inquinamento.
-proliferazione dei fini nucleari: la Francia nucleare fa un vero business con dei dittatori come Gheddafi.

Ma c’è un’altra verità da conoscere ben più gioiosa: sulla Terra, le energie rinnovabili producono molto più del nucleare. La sola energia idroelettrica produce più dell’atomo: 3000Twh/an contro 2600 . Da qui si potrebbero cancellare le idee sbagliate, sfortunatamente così diffuse in Francia, il solo paese al mondo dove si crede che il nucleare sia indispensabile e le rinnovabili da non prendere in considerazione.

Le prospettive di crescita dell’energia eolica sono esponenziali su tutto il pianeta, con una produzione così massiva che sono superate le obiezioni retrograde sull’intermittenza di questa produzione. Anche il solare (termico o fotovoltaico) è in piena evoluzione, in particolare negli stati come la California che hanno compreso che il futuro è nelle rinnovabili. Combinando il risparmio energetico e le rinnovabili, è possibile assicurare protezione dell’ambiente e indipendenza energetica: ci saranno sempre sole, vento, legna. Quando si produrranno, più presto di quanto non si pensi, dei gravi problemi di approvvigionamento di petrolio, gas, uranio, i grandi perdenti saranno coloro che avranno sprecato il loro danaro nel nucleare, a cominciare dal povero reattore EPR del quale i due cantieri in corso, in Finlandia e a Flamanville in Francia conoscono dei gravi inconvenienti.

Infine, bisogna ricordare che, contrariamente a quello che sostengono i suoi promotori, l’EPR non è adatto a resistere aun’impatto con un aereo di linea: per aver reso pubblico un documento confidenziale della difesa, redatto da EDF, che riconosce questa vulnerabilità l’autore del presente articolo è stato arrestato a due riprese dala DST e rischia 5 anni di prigione: il nucleare non aiuta né la democrazia né l’ambiente.

Stéphane Lhomme
Portavoce di Réseu “Sortir du nucléaire”
*http://www.industrie.gouv.fr/energie/statisti/bilans-factures-htm
Traduzione di Enrica Martolini